Da che cosa dipende la mia felicità?

Da che cosa dipende la mia felicità?

Spesso viviamo la nostra vita avendo in testa un groviglio di pensieri ed emozioni disparate: il tempo che scorre, la paura di non farcela, l’uomo (la donna) che non ci chiama, un sentimento di abbandono, una battuta del collega, un rimprovero del capo, la rabbia che sale, la spesa, la pulizia, il lavoro, dimagrire, … tutto ruota in una confusione nebulosa che prende posto dentro di noi e può anche crearci disagi di tutti tipi.

Certo, possiamo continuare a far finta di niente o cercare rimedi all’esterno di noi, l’amica(o), l’uscita, il fidanzato, il parrucchiere, lo sport, il vestito, il mare… Ma sappiamo bene, in fondo, che è una fuga e che, prima o poi, la nebbia grigia ci raggiungerà e avvolgerà di nuovo, perché in fondo non se ne è mai andata e chi sa da quanto tempo c’è qua… Anzi ci sembra che c’è sempre stata e, peggio, è diventata come un nostro stato naturale: vivere nel malessere, nella paura invece che nel benessere e la gioia. Abbiamo perso la bussola, non sappiamo più come raggiungere la felicità, anzi ci siamo rassegnati alla sua assenza come se la felicità fosse solo una parola illusoria.

Che cosa è successo? Quando è l’ultima volta che mi sono sentita(o) davvero bene? Era ad una festa con i miei cari, era quando mi sono innamorata(o), quando ho ottenuto qualcosa che volevamo veramente? Quanto tempo è durata la gioia che ho provato?

È possibile che l’ultimo lungo periodo che mi sia sentito davvero bene risalga a… quando ero bambina(o)? Allora, mi chiedo, che cosa è successo da allora?

Sono successe tante cose tra la spensieratezza e l’ingenuità perse, la responsabilità che abbiamo indossato, le tante regole, le aspettative, gli esami, le delusioni… Possiamo dire che ci sono state esperienze più o meno difficili e anche traumi da quando eravamo bambini che ci hanno portato dalla gioia allo stato di paura, dall’amore al sentimento di separazione da tutto e da tutti.

È possibile che abbiamo perso la felicità a forza di essere “colpiti dalla vita”, dalle esperienze, dalle persone, dai nostri stessi genitori, fratelli e sorelle, amici e amorosi?

Ci siamo sentiti feriti, persi, abbandonati, smariti, soli, esclusi, diversi, non accettati, non amati, rifiutati, ecc

Quando siamo piccoli, viviamo nella gioia, nell’amore, nella fiducia: viviamo nel cuore, la mente ci serve solo a fare matematica! Quando gli eventi, gli atteggiamenti fastidiosi, le punizioni, i rimproveri si moltiplicano nei nostri confronti allora diventa necessario proteggersi e accusiamo la nostra troppa sensibilità, di essere all’origine del dolore. Come sbarazzarsi del dolore? Chiudiamo il cuore per difenderci e rispondere alle regole e aspettative che ci faranno sentire accettati e amati. Purtroppo, così facendo, ci precludiamo la felicità, lo stato profondo di benessere, di fiducia nella vita e il coraggio. Ci adeguiamo a ciò che ci detta la mente come se fossimo soldati al suo servizio: il ricatto è che, se obbediamo, saremo accettati e amati. Se ci ribelliamo, saremo rifiutati e esclusi.

Forse il tempo è arrivato di dire “Stop!” al diktat mentale che ci porta solo a fare il criceto dentro la ruota nella gabbia: forse è arrivato il tempo di vivere, di sentire il profumo dei fiori e il vento caldo, di trovare ciò che ci rende felice e circondarci di anime gioiose. Dopotutto questo diktat è stato instaurato dal bambino, dall’adolescente che eravamo. L’adulto che siamo diventato oggi potrebbe guardare e scegliere se continuare ad obbedire alle voci genitoriali nella sua testa oppure imboccare una strada che lo porta verso l’amore per se stesso quindi verso la felicità.

Come si fa? Si può fare ripercorrendo la strada che ci ha portato a chiudere il Cuore. Possiamo intraprendere un viaggio camminando nel labirinto del nostro inconscio che governa, in sordina, con le convinzioni profonde originate dalle interpretazioni del bambino che siamo stati, che si trasformano in pensieri nella nostra mente. Possiamo illuminare tutti gli angoli buoi e scegliere se tenere i tesori che mettiamo in luce o lasciarli andare se non ci servono più. Possiamo decidere di cambiare.

Rivisitando le principali ferite che ci hanno colpite da piccoli, lasciando andare i sentimenti e le emozioni che hanno ancorato le ferite nel nostro corpo, possiamo cominciare una pulizia ed accedere ad una nuova consapevolezza che ci porta a liberarci dalle catene che ci tengono prigionieri e uscire dalla gabbia.

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