I soldi e il valore personale

I soldi e il valore personale

Il tema dei soldi è molto vasto però tentiamo di capire perché la parola genera così tanta ansia. I soldi sono collegati alla sopravvivenza e la loro mancanza genera paura: nella nostra società attuale, senza soldi, sembra impossibile sopravvivere.

I media (tv, radio, giornali, social, ecc) accentuano tutte le paure legate alla sopravvivenza con i loro temi favoriti di pandemia, guerre, terrorismo e tutte le conseguenze del carovita sempre in aumento che andrà a strozzare tante famiglie durante l’inverno.I media (tv, radio, giornali, social, ecc) accentuano tutte le paure legate alla sopravvivenza con i loro temi favoriti di pandemia, guerre, terrorismo e tutte le conseguenze del carovita sempre in aumento che andrà a strozzare tante famiglie durante l’inverno.

Il sistema di un’epoca remota nobili-popolo non è tanto cambiato: un centinaia di ricche famiglie oggi, che rappresentano meno dell’1% della popolazione mondiale, ha in mano il 90 % della ricchezza mondiale (e i media che diffondono notizie catastrofiche!). Il popolo è schiavo, costretto a lavorare per sopravvivere, ieri per avere un pezzo di pane mentre oggi per arrivare a fine mese. Se vediamo i nostri genitori lavorare sodo per raccogliere poco, registreremo e manderemo come energia che “soldi = sacrificio”, “soldi = privilegio di pochi”, ecc. Queste equazioni provenienti da condizionamenti circoleranno nel nostro sangue, nella nostra energia e, per legge di attrazione, riceveremo dall’Universo esattamente ciò che emaneremo: pochi soldi al prezzo di grandi sacrifici. I soldi che riceviamo sono in proporzione del dritto e del merito che ci diamo di riceverli.

In questo sistema condizionato nel quale cresciamo, i soldi, al livello personale, sono anche collegati al valore che ci diamo. Il non sentirsi all’altezza, inadeguato, stupido quando non capiamo, brutto quando siamo stanchi o quando prendiamo chili, stressati dal nostro lavoro perché abbiamo paura di non farcela, fa che spesso non siamo così sicuri di noi e delle nostre competenze, delle nostre qualità. La domanda che ognuno si può fare è, se dovessimo darsi un voto del nostro valore a tutti livelli (personale, lavorativo, fisico), da 0 a 10 dove zero è nulla e 10 il massimo del valore, quale sarebbe il voto?

Questo voto di valore che ci diamo corrisponderà spesso ai soldi che guadagniamo: se ci siamo dati un voto brutto, è probabile che non solo guadagneremo poco ma subiremo anche “perdita” di soldi. Se ci siamo dati un voto alto, è probabile che guadagnerò bei soldi.

Bisogna quindi risalire alla costruzione del nostro valore per vedere i pezzi mancanti. Nel sistema nel quale cresciamo, sia familiare, sia scolastico, si erigono due fazioni: il bene e il male, la famosa dualità. Il bene (un bel voto, una buona condotta) sarà ricompensato e il male (un brutto voto, disobbedienze, menzogne ecc) sarà punito. Più un bambino farà del “male” (che, in realtà, è solo fare esperienze), più sarà punito, e più il suo valore prenderà dei colpi. L’Ego è la personalità che ha scartato e rifiutato tutto il “male” e si auto alimenta dal bene e dall’essere migliore di altri, usando giudizio e paragoni. Ed è così presente nella nostra società attraverso la competizione, l’invidia, le critiche e giudizi perché spesso un adulto nasconde dentro di sé il piccolo bambino ferito nel suo valore che è stato e vuole dimostrare ai suoi genitori (quindi a tutto il mondo) che vale qualcosa.

Spesso la dualità bene/male non può essere messa in discussione perché proviene da religioni e morali intoccabili di un Dio che avrebbe detto. Però nasce un grande equivoco: non si può conoscere la luce senza conoscere il buio, non esiste il giorno senza la notte, il bianco senza il nero e così possiamo continuare all’infinito. Scartare e rifiutare ciò che fa parte naturalmente di noi, semplicemente perché siamo umani, ci porta ad avere una pessima opinione di noi stessi, un giudizio e delle critiche continue, e tutto ciò porta al scarso voto che ci diamo come valore e ai pochi soldi di conseguenza.

Il nostro valore corrisponde anche a tutto ciò che abbiamo registrato come immagini nella nostra infanzia. Più saranno immagini traumatiche e più il nostro valore sarà difficile da costruire, soprattutto se delle ferite si saranno create come l’abbandono, il rifiuto, il tradimento, l’umiliazione, i sensi di colpa, gli abusi, l’ingiustizia, il maltrattamento ecc.

La mancanza di valore, quindi di soldi, può anche provenire dal non essere stati capaci di soddisfare le aspettative dei genitori. Ci sono genitori che chiedono tanto e le loro pretese, se il bambino non riesce a raggiungerle, possono indurre al sentirsi incapace, inadeguato e rifiutato. Al contrario, chi risponderà in pieno e diventerà ciò che il genitore si aspetta potrà guadagnare tanti soldi però pagherà anche un caro prezzo: il vuoto che sentirà dentro sarà in apparenza compensato da tanti beni materiali ma non colmeranno il fatto che la loro natura profonda sarà stata soffocata.

Il valore massimo si raggiunge quando si ha la possibilità di esprimere la nostra natura profonda e allora comincia l’abbondanza.

È importante tenere in mente che tutto parte sempre dall’interpretazione di un bambino, di ciò che vede, ciò che sente e ciò che registra come immagine. Non è mai la verità assoluta perché il bambino non ha i mezzi per capire ciò che sta vivendo il genitore e non lo prende giustamente in considerazione visto la sua tenera età. È quindi fondamentale risalire all’origine delle immagini, spesso dimenticate e inconsce, per metterle in luce, prendere coscienza e lasciar andare tutte le emozioni, sentimenti ed equazioni collegati che ci portiamo sulle spalle e ci impediscono di essere felici.

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